L’estate è arrivata…! È ormai tempo di vacanze.
E i miei tre figli hanno più tempo da passare con il loro papà e la loro mamma. Gli argomenti di discussione sono tra i più vari, ma uno spicca in particolare: “Cosa faremo da grandi?” Spaziando quindi tra Architetti, Ingegneri, Ballerine, Chef e Chirurghi una domanda in particolare mi ha fatto riflettere: “È possibile amare il proprio lavoro?”
Al che comincio guardingo…
Provare ad associare il verbo “amare” al verbo “lavorare” può sembrare una possibilità esclusiva e riservata solo a pochi eletti fortunati. Eppure, il concetto di amore riveste un ruolo cardinale nella vita di ognuno di noi. Interessa tutti gli ambiti della nostra vita, quella familiare, di coppia, quella sociale e anche appunto quella lavorativa.
Si può coltivare amore per le persone, per i propri figli, per gli amici, ma perché no, anche per un valore, per un principio, per una visione, per un’attività, per un obiettivo e così via scorrendo.
Certamente riuscire a provare amore per il lavoro che si sta svolgendo o magari raggiungere l’obiettivo di trovare un nuovo lavoro da amare, sono due risultati che auguro caldamente a chiunque nella propria vita.
In modo del tutto svincolato dal tipo di lavoro che facciamo, dalle nostre mansioni, dalle nostre competenze, dalla nostra età, quando riusciamo a far incontrare il verbo lavorare con il verbo amare, immediatamente tutta la nostra vita ne trae vantaggio in termini di positività, energia, creatività, entusiasmo e atteggiamento nell’affrontare e risolvere le inevitabili difficoltà che ogni lavoro comporta.
Si può amare il proprio lavoro qualunque cosa si faccia.
Nella vita lavorativa, come in quella privata, la possibilità di instaurare un rapporto di amore con un’altra persona o con il proprio lavoro, dipende soprattutto dall’attitudine, dal desiderio, dalla volontà di rischiare e meno da fattori esterni. Pertanto, ogni lavoro può essere oggetto di amore: da quelli più semplici, a quelli più complessi e ambiti; e ogni persona può essere capace di amare il proprio lavoro, indipendentemente dall’età, dalle competenze, dalla qualifica, dal ruolo.
Una persona che ama il proprio lavoro la si riconosce immediatamente.
Le persone che provano amore per il proprio lavoro sono facilmente identificabili da quello che dicono, da come si muovono, dalla loro determinazione, dalla loro risolutezza, dal modo in cui affrontano le difficoltà.
Tutti noi sappiamo riconoscere una persona che ama il suo lavoro, perché dimostrerà più interesse, più attenzione, più professionalità, più cortesia e ci trasmetterà, molto probabilmente, una sensazione di passione, di sincerità, di energia. Se si prova a pensare a una persona che secondo noi ama il proprio lavoro sarà molto facile ritrovare queste emozioni, queste sensazioni.
Amare il proprio lavoro significa, essenzialmente, individuare nel lavoro che si sta svolgendo un significato forte per noi stessi e per gli altri e questo pensiero ci rende fieri, orgogliosi e soddisfatti di quello che stiamo facendo.
“Papà, perdonaci ma per noi è difficile capire come possiamo trovare questo significato” esclamano in coro i miei piccoli.
E così provo a raccontare quella piccola storia, che sottolinea e rappresenta bene questo concetto, del viaggiatore che incontra sulla sua strada tre spaccapietre a cui chiede cosa stessero facendo. Il primo risponde, con una certa insofferenza “non lo vedi… sto spaccando delle pietre”, il secondo risponde, con una certa serenità “spacco le pietre per mantenere la mia famiglia” e il terzo risponde – con grande orgoglio – “sto spaccando le pietre che servono per costruire una cattedrale”.
In definitiva amare il proprio lavoro vuol dire curarlo ogni giorno senza dare nulla per scontato. Come l’amore per le persone, anche l’amore per il lavoro richiede attenzione, nutrimento, non vive senza che ce ne prendiamo cura ogni giorno. Occorre dedicare del tempo per pensare a cosa si può fare di diverso, di nuovo, di migliore, di straordinario. Occorre fissare sempre nuovi traguardi, nuove opportunità. Occorre avere il desiderio di essere sempre presenti ed attenti senza lasciare nulla di intentato.
L’amore verso il lavoro ci dona forza e autostima e per questo ci piacerebbe che ognuno riuscisse ad amare il proprio lavoro o a trovare un lavoro da amare.
A proposito di lavoro (il mio secondo amore…!!), ieri tornando a casa un po’ in ritardo, proprio dopo una bella ma impegnativa giornata, ho trovato mia moglie imbronciata sul divano. Le ho quindi chiesto:
“Che cos’hai amore?”
“Niente.”
“Forse una cosa che ho detto?”
“No.”
Dopo un po’ di silenzio ho ripreso: “Forse qualcosa che ho fatto?”
“No.”
“Forse qualcosa che avrei dovuto fare?”
“No.”
“Forse una cosa che ho detto, riferita a una cosa che ho fatto, ma che non avrei dovuto dire o fare, o che avrei dovuto dire o fare in modo diverso, in una maniera più rispettosa dei tuoi sentimenti e del tuo modo di essere?”
Lei non risponde per qualche secondo, e poi esclama: “Forse…!”
“Lo sapevo…! ” ribatto io fiero.
Buon Lavoro e Buona Estate a tutti…!
– Dott. Prof. Sergio Noviello